Andreas Kipar
Fluidum Landscape Energy
15.500 m² - 3 access
latitude 45° 26’ 17.35” N
longitude 12° 21’ 28.80” E
Esistono civiltà che galleggiano, esistono siti per loro natura immersi in un paesaggio fluido. Venezia è tra queste. Luogo in permanente movimento, estremamente affascinato da tutto ciò che è “terra”, da tutto quel che è materico e sotterraneo…
Lo Spazio Thetis appartiene all’antico cuore dell’industria navale veneziana, quale ex settore dell’Arsenale. Il suo complesso urbano racchiude la memoria del fruttifero incontro tra l’uomo e la materia, figurando quella speciale unità produttiva che è stata in grado di anticipare di secoli il moderno concetto di fabbrica.
Oggi questa superficie di un ettaro e mezzo si presenta quale spazio intercluso all’interno di un vecchio deposito.
Il giardino, risultante dell’evoluzione di epoche e situazioni diverse, rappresenta uno spazio evocativo, carico di potenzialità, recintato e protetto da murature che ne costruiscono, assieme alle case circostanti e alla vista della laguna, il suggestivo paesaggio.
In un’epoca in cui le città appaiono sempre meno codificabili, registrano il ritmo di una smisurata crescita demografica e vedono l’incontrollato consumo di suolo pubblico, questa superficie libera offre l’opportunità di manifestare una reazione creativa e di recupero dell’antico legame tra uomo e suolo.
Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.
Italo Calvino, Le città invisibili
Il progetto Fluidum Landscape Energy ricerca il tema della continuità nelle tre dimensioni spaziali (x, y, z) esprimendosi all’interno del cortile dello Spazio Thetis attraverso tracce, fluide e reattive, quasi scie luminose, che diventano “contesto e opera” allo stesso tempo.
L’idea nasce dall’immaginazione del moto continuo di persone che, a seconda di personali bisogni, stimoli e reazioni, disegnano quotidianamente le proprie tracce nel suolo. Fluidum è il movimento di chi cammina, libera e manifesta la scelta di sostarvi. Queste tracce rappresentano il progetto d’installazione e si traducono nella realtà in solchi nel terreno.
Si evoca in questo modo l’antico legame tra uomo e suolo, riportando alla luce il paesaggio primario, celato fino a essere quasi assente in una Venezia infittita da secoli di civiltà: la terra nella città lagunare è il più delle volte ricoperta dall’acqua, dal laterizio, dalla pietra, dal cemento.
… i luoghi hanno ricordi, la memoria è inscritta nel mondo…
la cicatrice è memoria
James Hillman, L’anima dei Luoghi
Il giardino immaginato quale piano privo di soluzioni di continuità diventa lo spazio neutro dove si inseriscono, senza necessità di formalizzarne l’innesto, le opere d’arte. Tutto questo andando a generare un unico grande sistema sensibile che registra la contemporanea presenza dell’uomo e dell’arte.
Le tracce definiscono quindi la nuova organizzazione spaziale inglobando l’arte e l’esistente: accessi, installazioni artistiche e muro perimetrale diventano parti attive dell’intero progetto. Il cortile può così riscoprire il dialogo con la città esterna riproducendo il perdersi nei labirinti di canali e di calli.
L’intervento si realizza attraverso incisioni delle superfici permeabili e trattamento cromatico di quelle impermeabili. Le tracce si sviluppano partendo dagli accessi, esplorano la superficie del cortile fino a dialogare direttamente con il muro perimetrale, qui traducendosi in elementi verticali che alludono alla percezione della terza dimensione.
La traccia nasce dal suolo e si libera verso il cielo testimoniando la volontà di reagire al troppo comune uso di suolo che mediante il formalismo, l’organizzazione e l’eccessivo disegno ha privato l’uomo del suo bene primario: la terra.
La città chiede di essere scoperta per nuove percezioni, non per nuove forme di progettazione, la città segreta, la città eterna che nasce improvvisa, istantanea dall’immaginazione e sorprende il cuore.
James Hillman, L’anima dei Luoghi